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su Edoardo Sanguineti

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Edoardo Sanguineti

La lunga carriera di professore Universitario porto' Sanguineti ad insegnare all'universita' di Salerno e di Napoli.
Io abitavo a Salerno allora e me lo ricordo quando scendeva per Via dei Principati e noi, universitari eravamo contenti di vedere questo"Grande" passeggiare per le strade , sorridente e spesso lo incontravo nella biblioteca della facolta' di Lettere appena aperta , non ancora autonoma da quella ben piu' antica di Napoli.

Quando intrapresi i miei studi all'Avanguardia, letteraria compresi la grandezza del poeta oltre al grande fascino delle sue lezioni.
Era un personaggio nella mia citta' ed esercitava un grande fascino su noi giovani,

Adesso non c'e' piu', ma per me i poeti, non muoiono, se ne vanno un po' piu' in la' e continuano a dare civilta' soprattutto.
Cosi' come vive Abbagnano o Alfonso Gatto, anch'essi salernitani.

Fui felice quando lessi che il regista Ronconi gli aveva affidato la rivisitazione dell'Orlando Furioso.
Molto discussa quest'opera che si allontanava dagli schemi classici per una rappresentazione molto particolare, nuova e suggestiva dell'ottava ariostesca.
E poi le sue poesie sono veramente belle, inovative e profonde..
Volevo dire solo poche parole dettate dal cuore e dall'ammirazione che suscitano in me gli uomini che danno un significato alla loro esistenza e di riflesso alla nostre.
Tutto qui.un caro saluto atutti noi ed un pensiero al Maestro.
__Nicole






Nel 1985 scrisse un lungo poemetto in ottave, intitolato “Novissimum testamentum”, ove si leggono questi versi:
"non dico avere pena, compassione,
pietà, cordoglio, commiserazione,
/misericordia con compatimento,
con condoglianza, con rincrescimento:
non dico aver tormento, corruccio
tristezza, angoscia, lutto, pianto, cruccio:
ma goduria e tripudio, in buona fede,

perché solo chi muore si rivede










È il primo vino:
calda schiuma che assaggio
sulla tua lingua.



L'acquario acceso
distribuisce le rane
tra le cisterne
nella tua bocca.

-----
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.



__________________Nicole

 Ivan Pozzoni - 10/02/2018 00:55:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Complimenti: interessantissimo!

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